SpazioTempo educativo
Uno strano SpazioTempo
Quando una riflessione continua a tornare, insistentemente, giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, le opzioni sono due: o si tratta di una cosa importante o di una paturnia. Riguardo a quanto sto per condividere con voi, ad un certo punto mi sono convinto che fosse un pensiero importante. L'ho capito perché continuava a riproporsi tipo una peperonata il quattro di luglio.
Nota. Quelle che seguono sono considerazioni frutto della mia sola esperienza, spero mi perdonerete per aver applicato il concetto di educazione e di relazione ad uno spettro di situazioni mooolto ampio.
Ha bussato alla porta ogni volta che il tempo per la lezione non bastava, e anche quando era troppo. Si è fatto vivo giusto l'altro ieri (magari...) quando ho notato che lo spazio in cui stavo facendo robotica era troppo congestionato. C'era già mentre animavo una mostra durante il festival della scienza di Genova nel 2017. Quasi uno stalker. Il pensiero martellante è questo:
in ogni lavoro di tipo "educativo" è necessario essere padroni del tempo e dello spazio.
Partiamo dall'ABC: quando un lavoro è di tipo "educativo"?
Il ruolo dell'educatore
Diciamo che, per come la vedo io, si entra nel ruolo educativo nel momento in cui la posizione che si ricopre fa di noi un possibile modello comportamentale per gli altri: maestri, docenti universitari, animatori, etc... Il soggetto di questo pensiero è quindi l'educatore nella sua definizione per me più vasta: una persona che diviene, più o meno volontariamente, modello di comportamento virtuoso per chi gli sta di fronte. Un qualcuno che, oltre a trasmettere delle conoscenze, decide di voler andare oltre e di costruire una relazione umana sana e costruttiva.
Ovviamente tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. È un percorso pieno di insidie, dove ad ogni incrocio si rischia di finire dove ci sono solo lamentele: "sono i ragazzi che fanno confusione"; "sono i ragazzi che non stanno buoni"; "non ho avuto nessuna indicazione". Eppure, riportandosi alla giusta distanza, si vede che il problema non è chi ci sta di fronte, siamo sempre noi i primi a perdere l'equilibrio, siamo noi a non riuscire più a guidare chi si aspetta di essere sostenuto.
Se ci troviamo a correre questi "rischi" dobbiamo poter contare su un salvagente sicuro, non possiamo lasciarci andare. Negli anni, i percorsi educativi che ho intrapreso mi hanno insegnato che ci sono due salvagenti fondamentali:
La consapevolezza dei propri limiti, ovvero prendere coscienza della nostra fisiologica impossibilità di controllare tutto. La rigidità non fa mai bene. Bisogna sempre ricordare che siamo uno di fronte ad una moltitudine di problemi, forze, debolezze e giornate storte su due gambe. Una volta acquisita questa consapevolezza tutto si rimette nella giusta prospettiva.
Il piacere di organizzare e pianificare l'azione che si intende fare così da tenere a bada le ansie. Si può essere un amante della preparazione certosina o delle mezze improvvisazioni come me, ma in entrambi i casi è importante imparare a gestire il tempo e lo spazio a nostra disposizione: quello che io chiamo "lo SpazioTempo educativo".
Perché è così importante questo SpazioTempo educativo?
Perché sapendo come pianificare ed agire sugli spazi e i tempi a disposizione ci si costruisce un elemento in gran parte controllabile e programmabile. Gestire gli spazi e i tempi è il modo in cui noi stessi ci sentiamo in controllo della attività che stiamo svolgendo e trasmettiamo sicurezza a chi ci sta di fronte. Spazi e tempi sono gli elementi minimi su cui si costruisce un qualsiasi intervento poiché inquadrano e scandiscono ogni attività (dalla didattica frontale ai momenti di educazione attiva) contribuendo in maniera fondamentale, assieme al contenuto, a costruire l’efficacia dell’intervento.
Come si costruisce un efficace sistema SpazioTempo Educativo?
Purtroppo una ricetta non c'è. Non c'è un libretto di istruzioni che ci dica come costruire la situazione di comfort ideale per lavorare. O forse sì? Beh, magari ci sarà qualche santone illuminato che ha scritto il libro dei "Dieci facili passi per diventare l'educatore dell'anno", ma mente, sapendo di mentina. O meglio, mente sicuro a noi, per lui magari quelle dieci formule magiche funzionano perfettamente, ma per il resto del mondo non è per niente scontato che sia così.
Come può esistere una ricetta che valga per qualsiasi "soggetto educante" se la peperonata del giorno prima, la stanchezza, la fretta, il caldo, il freddo o una puzzetta possono cambiare il nostro modo di affrontare la giornata? Per me non può esistere. In una relazione portiamo sempre TUTTO noi stessi, nel bene e nel male.
L'unica risposta sana è che si tratta di un processo lungo e faticoso.
Un po' alla volta si impara che ogni attività richiede il proprio spazio. Si impara anche che non sempre lo spazio è quello che ci saremmo aspettati e bisogna sapersi adattare rapidamente alle situazioni. D'altronde pensare di giocare a schiacciasette in una stanza chiusa o cercare di leggere favole a bambini di 5 anni in mezzo ad un prato sconfinato non sono mai state idee vincenti. Su ogni luogo bisogna imparare rapidamente a costruire l'attività più adatta, a gestire quello che si ha al meglio e a fissare uno scopo specifico per ogni spazio.
Per quanto riguarda il tempo... Beh, il tempo è tutto. Bisogna saper gestire il tempo a propria disposizione, così da valorizzare le proposte e da lasciare ad ogni attività il tempo di fare il proprio corso. Una lezione coinvolgente o una presentazione avvincente sono tali solo se i tempi sono efficaci, ben pesati. Una attività con i bambini funziona se i vari momenti sono stati pensati in maniera armonica.
Vale la pena fare qualche esempio!
A mio avviso il migliore esempio di applicazione dell'idea di SpazioTempo educativo si ha nell'organizzazione di un centro estivo. Se lo si studia bene il tutto sarà un successo. Attività che scandiscono il passare delle giornate ed un programma visibile a tutti attirano la curiosità dei bambini, ma danno loro anche punti fermi quando si passano insieme tante ore. Spazi organizzati e divisi per scopo aiutano i bambini a costruire punti fermi di questa piccola esperienza di vita comunitaria.
Gli educatori, nel momento stesso in cui creano un programma o scelgono un luogo, possono valutare criticità, rivedere dettagli delle loro proposte e, soprattutto, costruire sicurezza e fiducia in quello che proporanno.
Ma la gestione di tempo e spazio ha funzionato decisamente bene anche per il vincitore del Famelab dell'anno scorso. Il Famelab è un concorso per aspiranti divulgatori, in tre minuti bisogna raccontare un argomento scientifico e conquistarsi pubblico e giuria. Riccardo Impavido ha conquistato la finale con un argomento davvero niente male...
Riccardo Impavido - Famelab (2018)
Cos'è quindi lo SpazioTempo Educativo?
Insomma, lo SpazioTempo in campo educativo, è la struttura su cui costruiamo la nostra attività. Lavorando con le persone, pianificando e studiando le attività da proporre, si crea un sistema in cui il tempo a disposizione per una nostra proposta dipende dallo spazio a disposizione per realizzarla. Allo stesso modo, un grande gioco all'aperto richiede tanto spazio o una lezione impegnativa richiede uno spazio ben dimensionato per non opprimere, ne disperdere chi ascolta. Rassicurati da una struttura che funziona diviene semplice anche creare sane relazioni educative.
E in fisica?
Beh è "quasi lo stesso". Quello che viene chiamato spazio tempo è il riferimento su cui noi ricostruiamo la descrizione dei fenomeni fisici: il moto parabolico di una palla da basket, il movimento degli atomi di un reticolo di materia o il moto delle galassie. Le leggi che descrivono tutti questi fenomeni vengono costruiti su di un certo sistema di riferimento che accoppia spazio e tempo! Se cambia il sistema cambia anche la rappresentazione delle leggi esattamente come una attività apparentemente sempre uguale va rimodellata e rivista se cambia il luogo e i tempi in cui viene proposta.
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