Un libricino di fisica popolare

C'è stato un tempo, per altro non molto lungo, in cui mi sono messo alla ricerca di libri antichi di fisica. Nel breve periodo in cui mi sono dedicato a questa attività mi sono capitati tra le mani tre o quattro volumi veramente interessanti. Poi dopo questi basta, che non si sa più dove metterli.

In uno di questi vagabondaggi, tra le bancarelle del consueto mercatino di Ascoli [1], mi capitò sotto mano un volumetto. Davvero un libricino piccino piccino.

Dimensioni

La diciottesima ristampa di un'opera davvero inusuale...

Frontespizio

Leggendo la prefazione scopro che la prima pubblicazione è del 1863; dalla firma parzialmente cancellata nel retro di copertina risulta che è stato comprato nel 1887. Diciotto ristampe in una venticinquina di anni. Niente male. Da una rapida ricerca in internet scopro che di ristampe ne ha avute più di quaranta... Davvero niente male. Doveva piacere.

Ovviamente quel giorno lo comprai e oggi vi porto alla sua scoperta. Il titolo di sicuro è promettente: "Fisica popolare con un breve epilogo ad uso delle scuole primarie." Dai, trasuda epicità! Ecco, magari non per tutti, sicuro i giovincelli dell'800 avrebbero preferito dieci scudisciate a doverselo studiare tutto.

Io però voglio credere ad un'altra storia, secondo me questo libricino, con le sue illustrazioni e le spiegazioni molto qualitative dei fenomeni, ha fatto furore. Quel "fisica popolare" del titolo indica che la missione del libro era la divulgazione, la parte didattica per i piccoli studenti è stata una aggiunta, un bonus insomma. Per me questo approccio è stato vincente, questo e la locomotiva. Ovviamente.

Locomotiva

Scherzi a parte. Con le sue dimensioni ridotte, il linguaggio semplice, la completezza e le figure di un certo pregio, a livello divulgativo, sarebbe una bomba pure ora. Ma il modo in cui è strutturato ci dice molto anche sulla didattica di allora e, di riflesso, sulla nostra.

L'autore, Giovanni Scavia [2], ci ha messo dietro del ragionamento, voleva fosse abbordabile: "la materia abbonda e forse alcune nozioni sono superiori alle comuni intelligenze". - Perdonatelo, è un uomo dell'800 - Questa affermazione, al netto del sapore di altezzosità che lascia in bocca, ha un grande valore etico; voleva che la conoscenza potesse arrivare ed interessare i più.

Il libro appartiene ad un'epoca in cui il Sapere era tutto. C'erano gli esperti, chi studiava per diventarlo e tutti gli altri: il popolo. Questi, per un motivo o un altro, non sapevano molto a livello tecnico e/o sapevano poco più che leggere. Faccio un po' fatica a pensare che nelle campagne girasse un libricino del genere; di sicuro, e per molto tempo, la conoscenza non è stata proprio proprio una questione "popolare", ma l'idea è che al "volgo", come ai giovincelli, Sapere di cose considerate "alte" avrebbe giovato. Perché scoprire cose nuove fa da sempre bene al nostro cervello. Sarà anche per questo che continuiamo a spingerci sempre più in là...

Scoperta

Il sapere era tutto, ma non era per tutti uguale: agli adulti (quindi perché no anche ai maestri) sono dedicati 3/4 del libro, con figure e spiegazioni accattivanti; la parte dedicata ai bambini è una raccolta di definizioni secche e minimali seguite dalle domande di verifica.

Sapere voleva dire conoscere le nozioni. Per i piccoli però questo non equivaleva a pagine e pagine di nozioni complesse, bastavano pochi spunti sul mondo fisico che vedevano e toccavano tutti i giorni. Era poco, ma anche su quel poco dovevano saper rispondere a domande specifiche. Punto.

Epilogo

E rispetto ai nostri libri/tempi? La parte divulgativa potrebbe assomigliare molto ad un "sette brevi lezioni di fisica" di Rovelli.[3] Entrambi provano a dare un quadro più completo possibile dello stato dell'arte della fisica. Non stonerebbe nella mia biblioteca. Sul fatto che i libri divulgativi attuali e uno di 160 anni fa (o viceversa) siano simili si potrebbe discutere. Alla fin fine il "mezzo carta" è bello anche per questo: è cambiato restando uguale a se stesso.

Libri a confronto

A livello didattico... beh, un libricino pieno di definizioni da sapere e basta adesso ci farebbe rabbrividire. - Forse. - Questo perché ultimamente siamo presi dalla moda che il Sapere conta, o dovrebbe contare, meno delle competenze[4]. Il perché siamo presi da questo pensiero risiede nel nostro amore per le mode yankee: man vs food, le macchine grosse, i blog di moda, i modelli didattici. Non ci fa differenza, pigliamo sempre tutto.

Ohi che poi sull'idea dell'importanza di saper fare, nel tempo degli smartphone, delle informazioni facili e la manualità lobotomizzata io non discuto. Ci sto e ci credo. Ma che tutto si riduca a questo anche no. Perché cercare di essere competenti senza Sapere è impossibile. Anzi, rischia di essere una aberrazione del sapere, non avremmo conoscenze e consapevolezza di noi, ma solo furbizie da applicare al momento opportuno!

In effetti, facendo un confronto con i libri scolastici della primaria moderni...

CopMod

La prima differenza è che nei nuovi libri non c'è espressamente la materia "fisica" e difficilmente si trova un libro monotematico. Molto più diffusi sono i libri con le generiche "scienze". Ormai le discipline scientifiche sono tante e specializzate, nessuno si sognerebbe di fare un intero percorso per la primaria di sola fisica. Quella che c'è comunque è molto simile a quella trattata 160 anni fa: molta geofisica e fisica dell'atmosfera, ma con un sovrabbondare di immagini.

Infatti, quelli che sicuramente sono cambiati sono i modi di porre gli argomenti: oggi, con le nuove tecnologie di stampa possiamo giocare molto di più con l'elemento "carta" strutturando le pagine in maniera visivamente più appagante. D'altronde noi siamo anche nel tempo dell'attenzione che dura un secondo, i nostri libri non potrebbero che essere belli e super appariscenti. Per questo anche i test sono molto cambiati: domande chiuse, completamenti etc... tutta roba che in passato non si sarebbero mai nemmeno sognati.

Insomma, lanciarsi alla scoperta dei vecchi libri è sempre una splendida avventura. Ogni pagina riserva qualche sorpresa ed è come fare un viaggio indietro nel tempo alla scoperta del mondo che ha osservato e vissuto chi ci ha preceduto. Questo è ancora più vero ogni volta che apro un vecchio libro di fisica. Un vecchio libro di fisica contiene quasi sempre tutta la conoscenza sulla disciplina di quel periodo. Lo stesso libro oggi, sarebbe sempre almeno due volte più pesante. È un dato di fatto: noi non studiamo la materia in sè, ma l'insieme delle conoscenze acquisite nell'intero arco della storia, con tutto quello che ciò comporta. Noi uomini moderni, e con noi i nostri libri, non possiamo conoscere tutto. Ci siamo specializzati, abbiamo reso settoriale il nostro modo di apprendere e questo, inesorabilmente, ha portato a cambiare anche i nostri libri. Che sono cambiati, restati sempre uguali a se stessi.


Approfondimenti: [1] I mercatini di Ascoli (https://goo.gl/Ee6Dxx ) [2] Museo della Scuola - Giovanni Scavia (https://goo.gl/P7PE6v ) [3] Sette brevi lezioni di fisica - Rovelli (https://goo.gl/FyhiRj ) [4] Didattica per competenze (https://goo.gl/9DqWQE )


Ti potrebbe anche interessare…
La caccia
Che la caccia al libro abbia inizio. Ascoli, uno splendido mercatino e… un tetto assolato! Ecco a voi il racconto della mia prima caccia al libro in un mercatino. Perché sì, sono così nobile …