Cadere dalle nuvole
Ho scritto questo racconto quasi per caso e inizialmente anche un po' infastidito. C'era facebook che continuava a chiedermi di scrivere una descrizione estesa della mia attività per poter raccontare al mondo chi sono e cosa faccio. Il risultato è stato questo...
Esiste una terra misteriosa, dove il sole è sempre tiepido e il cielo azzurro che più azzurro non si può. In questo luogo, dove brezze leggere increspano le colline di smeraldo, ha sempre pisolato un folletto. Se ne stava lì, con le mani incrociate dietro la nuca, e russava. Ormai il suo respiro era tutt’uno con il vento fresco: ad ogni respiro i suoi buffi baffi vibravano e i grandi occhiali spessi se ne ballavano su e giù quel suo buffo naso a patata.
Nessuno dei suoi amici sapeva esattamente cosa facesse tutto il giorno. Lui sosteneva di star producendo nuvole. Diceva che ogni russata e ogni nuovo sogno era una nuvola. Andava narrando con dovizia di particolari che dalla sua testa uscivano, come da una teiera fumante, dei fili sottili di vapore che si addensavano e crescevano fino a diventare paffutissime nuvole di panna. Sognava, eccome se sognava, avrebbe potuto riempirci il cielo con i suoi sogni.
Un giorno, al suo risveglio, non poteva crederci: le colline non c’erano più; solo nuvole sotto di lui e sopra un cielo sconfinato. Era uno spettacolo meraviglioso, ma fu un attimo. Le nubi sotto di lui perderono consistenza e iniziò a precipitare. Si svegliò di soprassalto, spaventato ed incredulo. Per fortuna le nuvole erano ancora lassù, ordinate e paffute. Era un po’ deluso, ma non poteva permettersi di smettere di sognare. Si precipitò verso la sua valigia di cartone portatutto, la aprì con talmente tanta foga che quasi saltarono i cardini. Iniziò a tirar fuori di tutto: un pesante elefante grande come un puntino, una lente di ingrandimento, un po’ di sabbia cinetica, due dozzine di bolle di sapone… Eccolo! Un palloncino giallo, il suo preferito.
Fece un respiro profondo e soffiò. Niente, il primo soffio non basta mai. Prese più aria, si gonfiò come un pesce palla, e poi soffiò di nuovo. Lui si sgonfiava e il pallone cresceva, sempre di più. Era diventato così grande che quasi lo staccava da terra; fece giusto in tempo a legare il palloncino con un robusto filo di cotone e a prendere con se la sua amata valigia. Uno, due… Si trovò tra le nuvole. Tre, quattro… Il cielo non aveva più confini e sotto di lui solo un gregge di candide pecorelle di panna a decorare il mare di smeraldo.
Ora, sull'utilità di usare un racconto del genere per descrivere chi sono e cosa faccio ci sarebbe molto da discutere, ma tutto sommato sono soddisfatto. Quindi lo tengo, visto mai che mi dovessi dimenticare di vivere le mie avventure con leggerezza.